Interviste
La rivoluzione gentile del Gluten Free
Intervista a Valentina Leporati, Valentina Gluten Free, Content Creator
Martina Roncadi | 13.06.2024 | 5 minuti
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“Nel quotidiano la celiachia può dare la spinta per essere curiosi, per essere persone che fanno divulgazione anche solo con i parenti, con gli amici. Se presa nel modo giusto, al di là delle tantissime problematiche che può causare alla vita sociale, può trasmettere anche degli effetti positivi. È questo che desidero raccontare”
© Sara Argiolas
Ci sono tematiche di cui si parla – necessariamente – più di altre. Una di queste è senza dubbio la celiachia, una malattia autoimmune dell’intestino scatenata dal consumo di alimenti che contengono glutine – potete leggere il nostro articolo realizzato in occasione della Giornata Mondiale della Celiachia.
Per far sì che la celiachia non rimanesse una malattia invisibile, da anni si sono mobilitati divulgatori scientifici, istituzioni e, soprattutto, persone comuni che la vivono ogni giorno sulla propria pelle. Anche i social hanno giocato un ruolo fondamentale in questo: oggi è infatti possibile trovare online figure che, attraverso il racconto della loro quotidianità, sensibilizzano e normalizzano la loro condizione nonostante le molteplici sfide da affrontare nel quotidiano.
Una di queste è Valentina Leporati, conosciuta ai più sui social come Valentina Gluten Free.
Classe 1988, a solo un anno di età le viene diagnosticata la celiachia. All’epoca se ne parlava poco, così Valentina ha deciso di tirare fuori tutta la grinta necessaria per provare a combattere lo stigma di questa malattia. Ha iniziato a studiare, cucinare alimenti privi di glutine, raccontare al suo pubblico cosa significa convivere con la celiachia. Col sorriso, e senza abbattersi. Per questo motivo, nel 2017 ha deciso di aprire a Sarzana, la sua cittadina natale, un panificio-pasticceria, Valentina Gluten Free, dove impasta e inforna prodotti totalmente privi di glutine.
Oggi Valentina, oltre ad essere un’imprenditrice, è anche una content creator di successo: sui suoi canali Facebook, Instagram e TikTok condivide alla sua community ricette, tips e video divertenti in cui racconta la sua rivoluzione gentile, con consigli utili su locali, bar e pasticcerie gluten free e aneddoti divertenti, in cui sfata i falsi miti che si celano dietro alla malattia.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarla, e questo è quello che ci ha raccontato:
La tua storia. Chi è Valentina e da cosa nasce la volontà di aprire Valentina Gluten Free, il tuo panificio-pasticceria nel cuore di Sarzana?
Valentina è una pasticcera che mai avrebbe pensato di fare questo nella vita, ma la strada si è illuminata nel momento in cui ha capito che, l’unica cosa che sapeva fare davvero bene, era cucinare. Ho quindi deciso di creare un posto in cui tutti potessero mangiare, una sorta di isola felice per i celiaci e non solo: Valentina Gluten Free. Essendo celiaca dalla nascita, ho sempre desiderato trovare un posto in cui poter godere di tutti i prodotti disponibili sul bancone dei panifici senza tante preoccupazioni. Quel posto non esisteva ancora quando l’ho aperto nel 2017. Se ci ripenso, ho avuto una bella dose di coraggio – e tantissima incoscienza! Con Valentina Gluten Free volevo quindi creare un luogo che mi era mancato in prima persona. Da piccola si sono sempre occupati di me i miei genitori, non rendendomi realmente conto delle difficoltà, mentre nella fase preadolescenziale, e in adolescenza soprattutto, ho compreso quanti problemi ci fossero da fronteggiare, e volevo evitare che qualsiasi altra persona vivesse la celiachia con lo stesso disagio con cui l’avevo vissuta io. Sono nati da questo sia l’idea del locale, che per l’appunto è un posto felice, tranquillo, dove potersi godere prodotti buoni, sia tutta la parte di divulgazione sui social. A me era mancato proprio un punto di riferimento, un’altra persona celiaca come me con cui condividere ansie e paure. Non conoscevo nessun altro che fosse celiaco al tempo, e nessuno ne parlava, per cui ho immaginato che avere una figura simile al proprio fianco fosse utile. Sono state soprattutto le risposte che mi arrivavano su Instagram che mi hanno fatto capire che ce n’era davvero bisogno, così sono diventata la persona che avrei voluto trovare io quando mi sentivo sola e diversa.
Come riesci a conciliare la vita offline, quindi quella che ha a che fare con il panificio-pasticceria, con quella online?
Ho la fortuna di fare quello che mi piace veramente: cucinare e accogliere le persone in negozio. Tieni presente che il negozio è in un piccolo centro, e il prodotto è creato per una nicchia. Il fatto poi che da me vengano anche persone non celiache è un altro discorso, ed è in parte anche il risultato della mia notorietà, ma non è un locale che ha una vasta frequentazione: Sarzana vive soprattutto d’estate, è molto piccola, quindi a livello imprenditoriale non è un faro. Ma è un posto che continuo a sostenere con tutta me stessa, con le unghie e con i denti, perché è anche l’occasione per incontrare dal vivo le persone. È proprio un aspetto che mi piace stare a contatto col pubblico, e lo stesso vale anche per la parte online. Per me non è “pesante” mettermi al telefono a chiacchierare perché è esattamente quello che faccio con la gente che viene qui. Se mai dovessi rendermi conto che tutto questo potrebbe diventare troppo per me, sarei la prima a dichiararlo. Invece ad oggi mi dà la possibilità di conoscere tantissime persone quotidianamente, paradossalmente parlare con loro anche solo di un rossetto: ho davvero scambi continui con la mia community. Quindi no, non è difficile conciliare le due cose, lo faccio in maniera naturale perché è un modo per creare collaborazione e condivisione – senza questi due aspetti non si va da nessuna parte. Da sola non avrei fatto nulla di tutto quello che ho fatto, e l’energia vera per andare avanti, per essere persone migliori, te la danno proprio le persone che hai accanto. Io do a loro, e loro danno a me.
Hai fatto di una problematica un dono, l’hai resa una dote preziosa anche per gli altri, oltre che per te stessa.
Sì, è il mio super potere! Per me è stata per tanti anni un limite, ma oggi è diventata la mia più grande opportunità: mi ha permesso di costruire la mia professione, e mi ha dato modo di essere d’aiuto agli altri. Nel quotidiano la celiachia può dare la spinta per essere curiosi, per essere persone che fanno divulgazione anche solo con i parenti, con gli amici. Se presa nel modo giusto, al di là delle tantissime problematiche che può causare alla vita sociale, può trasmettere anche degli effetti positivi. È questo che desidero raccontare.
© Sara Argiolas
È questa la tua “rivoluzione gentile”?
Esattamente. E ti dirò che, la rivoluzione gentile, non fa proprio differenze: è bella perché, a fianco a me in questa rivoluzione, ci sono persone chiaramente celiache, che quindi vivono la malattia sulla propria pelle, e altrettante tante che hanno semplicemente il dono dell’empatia che mi dicono “Voglio imparare, non si sa mai che un giorno tutto questo possa essermi utile!”. Per me l’obiettivo più grande da perseguire è quello di avvicinare chi non sa nemmeno cosa voglia dire la parola celiachia, ma si incuriosisce. Attirare la loro attenzione e arrivare alle loro orecchie, vuol dire aver fatto un passo avanti verso l’inclusione. In tanti parlano di celiachia, e devo dire che ho la fortuna di conoscere persone che fanno questo lavoro come me, con lo stesso intento. Per questo cerco di sostenerle in tutti i modi, perché è giusto che una missione come la nostra sia portata avanti dal maggior numero di persone possibile. Ci tengo che chi viene raccontato da me, o compare sulla mia pagina, abbia i miei stessi valori.
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Cosa significa essere celiaci nel 2024 rispetto a vent’anni fa?
Prima di tutto significa esistere, perché vent’anni fa non eri proprio presa in considerazione. Ma più che vent’anni fa ti direi trenta perché, quando i miei genitori mi portavano in giro, le persone mi guardavano come se fossi contagiosa! Quindi oggi esistiamo, e questo è un risultato enorme, ma allo stesso tempo non è accettabile che certe cose che venivano dette trent’anni fa siano ripetute ancora oggi. Il famigerato “grado di celiachia”, che non esiste e che è una cosa vergognosa, purtroppo si sente ancora oggi, quindi c’è bisogno di tantissima divulgazione. Tutto questo però dovrebbe arrivare da più fronti: da noi che lo facciamo quotidianamente sui social e con tutti i mezzi di comunicazione possibili, ma anche dalle istituzioni stesse che per fortuna si stanno muovendo sempre più in una dimensione di inclusività. Ci sono ancora tanti falsi miti da sfatare, come questo che ho appena raccontato, o che mangiare senza glutine fa dimagrire, o ancora il fatto che sia meno calorico – non so chi se lo sia inventato! Insomma, si è creata questa disinformazione dilagante che però piano piano, tutti insieme, stiamo cercando di combattere.
L’offerta in Italia rispetto a ristoranti, bar, panifici, com’è? Si sta ampliando?
Sì, molto. Sono stati fatti enormi passi avanti ma bisogna combattere la superficialità che, devo dire, c’è ancora. Da una parte puoi mangiare in tantissimi posti, dall’altra però bisogna mantenere alta la soglia di attenzione. Tieni conto che il cibo del futuro sarà sempre più un cibo inclusivo, quindi se la nuova leva di ristoratori sarà in grado di capire che, partire da un prodotto che di base è senza glutine e vegetariano, e magari anche con una variante vegana, darà sicuramente loro un vantaggio nel prossimo futuro per crescere sempre più.
Immagino che in questo i social siano stati molto utili.
Fondamentali, davvero. Ma solo se usati bene! Abbiamo degli strumenti in mano che ha un potere incredibile, e se quegli strumenti li si utilizzano consapevolmente da persone informate, con l’obiettivo di fare del bene agli altri, diventano un mezzo davvero potente. Se li si usa invece senza consapevolezza, senza essere ben informati prima di aprire bocca, potrebbero seriamente far dei danni, e questa è l’altra faccia della medaglia. Purtroppo un pochino di superficialità c’è, perché è diventato un trend voler essere inclusivi, però quando si tratta di una malattia autoimmune, il trend bisognerebbe metterlo totalmente da parte e parlare solo se si conosce perfettamente il tema. La mia community è molto attenta e, avendo a che fare con me che sono molto puntigliosa, mi segnalano tutto ciò che viene divulgato in maniera poco chiara o sbagliata. E non manco mai di farlo notare!
Che rapporto hai quindi con i social? Ti troviamo su Facebook, Instagram e TikTok, giusto?
Sì, esatto. Ho provato ad utilizzare anche Youtube ma la questione “video lunghi e orizzontali” mi creava non poche difficoltà nella realizzazione! Facendo tutto io da sola, chiaramente è molto complicato cambiare completamente lo stile che utilizzo sugli altri canali. Perciò sì, Instagram è sicuramente il mio mezzo principale, quello che mi viene più naturale utilizzare, lo stesso vale per Facebook anche se raggiunge una tipologia di utenti diversa, e poi c’è TikTok che sto fondamentalmente studiando per capire come adoperarlo al meglio.
Lavorandoci costantemente si può dire che tu abbia un buon rapporto con loro. Immagino che non ti pesi utilizzarli?
Assolutamente buono. Poi credo che avere una professione anche al di fuori dello schermo, cioè avere un lavoro a prescindere dai social, faccia un po’ la differenza. Nasco come pasticcera, sempre con le mani in pasta, come “artigiana del gusto”, di conseguenza i social sono stati un plus. Ad oggi mi hanno dato la possibilità di fare grandi cose, di arrivare a tantissime persone e li adoro come strumento di comunicazione. Ma se domani Instagram dovesse chiudere i battenti, io sicuramente avrei il mio lavoro, la mia vita, quindi penso che anche per questo l’approccio che ho con loro sia diverso. Lo faccio con una maggiore serenità, e li percepisco come uno strumento utile ma che non condiziona la mia esistenza.
Dove pensi che sarai fra 5 anni? Hai qualche progetto nel cassetto?
Vorrei avere una casa con un bel giardino, e vivere a stretto contatto con gli animali. Coltivare il mio orto continuando a fare quello che faccio, quindi fondamentalmente cucinare, accogliere e divulgare. Mi piacerebbe dare vita a una piccola o un piccolo me, e trattare la celachia non più come una problematica, ma come un aspetto che non fa più distinzioni all’interno della società. Chissà se potrò davvero dire di aver fatto la mia parte in questo cambiamento. Lo spero tanto!