Interviste

Cesarine: la cucina italiana e la magia dello stare insieme

Intervista a Davide Maggi, founder di Cesarine

Martina Roncadi | 09.05.2024 | 3 minuti

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“Chi vive un’esperienza con le Cesarine ci racconta quanto sia piacevole stare insieme, conoscere le storie delle famiglie italiane e, chiaramente, assaporare la bontà della nostra cucina”

Davide Maggi

Innovazione fa rima con tradizione”: quante volte lo abbiamo sentito dire. Eppure, nonostante sia un’espressione estremamente abusata, c’è chi ne ha fatto davvero il fondamento della propria impresa. Come le Cesarine, un’associazione nata esattamente vent’anni fa e che oggi è diventata una Società Benefit.

Ma facciamo un passo indietro. Cesarine è la più antica rete di cuoche, e cuochi, d’Italia. Un progetto che permette di aprire le porte di casa propria, ospitare persone provenienti da tutto il mondo, e diffondere la cultura culinaria italiana all’estero.

E se fino a un po’ di tempo fa le cesarine, e i cesarini, facevano tutto questo per passione, oggi molte e molti di loro hanno abbandonato il proprio lavoro per dedicarsi esclusivamente all’ospitalità e ai piaceri della buona tavola.

Per capire meglio di che cosa si tratta abbiamo chiesto a Davide Maggi, founder di Cesarine, di raccontarci qualcosa di più del progetto, del passaggio da associazione a Società Benefit e di come, anche le cesarine più old school, siano diventate delle star dei social.

Ciao Davide. La tua storia e come mai hai deciso di lanciarti in questa avventura?

Sono professionalmente nato in una società di Milano, Digital Magics, che opera come incubatore di start up. Dopo questa esperienza, mi sono trasferito a Bologna, città in cui avevo già precedentemente vissuto e studiato, fondando due agenzie digitali: Hibo e Nimai – quest’ultima con una forte propensione al mondo food. Ma mentre ero nel pieno della loro attività, mi chiama la professoressa con la quale avevo conseguito la laurea, e mi dice che aveva da poco iniziato a ospitare in casa persone, offrendo loro lezioni di cucina italiana. Questo suo racconto ha subito innescato in me la volontà di creare “l’airbnb del cibo italiano”, e ho convertito le Cesarine da associazione a Società Benefit, nel 2023. Oggi, all’interno delle Cesarine, è possibile trovare una piattaforma rivolta a un pubblico internazionale – principalmente americano – con lo scopo di creare esperienze culinarie nelle più belle case italiane. Da qui, una cosa si è unita all’altra. Abbiamo ampliato questo progetto in tutta Italia, diventando partner di tantissime Online Travel Agencies che ospitano a loro volta persone, e organizzano questo tipo di esperienze. Al momento abbiamo all’attivo 1.500 case in cui vengono preservati i valori della vera cucina del territorio, e il racconto della famiglia.

Chi sono le “Cesarine”?

Oggi chiunque può essere una cesarina: dalla signora che ospita in casa persone, e che sa a memoria le sue ricette, la nipote che la aiuta con i social, piuttosto che ragazze giovani che hanno una grande passione per la cucina, o coppie, mamme e figli, etc. L’unica clausola che abbiamo è l’altissima selezione, che è anche il nostro punto di forza, perché ci permette di mantenere standard di offerta elevati.

Vent’anni di Cesarine: un bilancio

Dal mio punto di vista è come se avessero un paio d’anni perché, è vero che l’associazione taglia il traguardo dei venti, ma per me è come se ne avesse solo due. Abbiamo avuto circa un biennio di test, prima del Covid, in cui abbiamo verificato il nostro prodotto sul mercato. Una volta individuato il nostro pubblico, abbiamo capito qual era il mezzo ideale su cui muoversi – il digital – e la qualità del prodotto da lanciare. Ad oggi posso dirti che questo progetto ha capito qual è il giusto incrocio tra domanda e offerta, i valori delle esperienze, del territorio, della ricerca. Delle cesarine, insomma.

Barbara Grande - Cesarine Venezia

Esiste un progetto simile all’estero? O qualcuno che vi ha rubato l’idea?

Sì, ce ne sono di simili, ma non uguali. Per esempio, esiste una piattaforma che si chiama Eat With che ha a che fare però con il social eating, e non con la qualità del cibo; oppure un’altra negli Stati Uniti, Cozy Meal, che è una cooking class multietnica. Sulla forza della cucina italiana non esiste nulla. Sul nostro territorio ci sono o scuole di cucina tradizionale, come I Portici a Bologna, o delle singole persone che aprono un Home Restaurant a casa propria. Noi però, non siamo in quel mercato, quanto piuttosto in quello delle cooking class e dell’educazione alimentare. Prima di noi esisteva una realtà, Gnammo, ma anche in questo caso era diversa perché loro desideravano lavorare con gli italiani, mentre noi puntiamo all’estero. Aggiungo inoltre che siamo una comunità diffusa Slow Food: abbiamo puntato sulla rigidità del territorio e delle tradizioni, e questo paga.

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Quali sono i feedback di chi prova un’esperienza Cesarine? La ricetta preferita?

Mi verrebbe da dire che siamo in “dolce attesa” di feedback negativi! Davvero. Chi vive un’esperienza con le Cesarine ci racconta quanto sia piacevole stare insieme, conoscere le storie delle famiglie italiane e, chiaramente, assaporare la bontà della nostra cucina. Raramente ne abbiamo di negativi, ma se proprio devo trovarne uno ti direi che sono più che altro legati alla logistica: come arrivare in un luogo, il meeting point. Tutti aspetti assolutamente risolvibili.

Per quanto riguarda le ricette, non ho alcun dubbio: la pasta fatta in casa, e il tiramisù. Quest’ultimo fa parte dell’immaginario estero e so che, alcune Cesarine, specialmente quelle che vivono al Sud che sono abituate a preparare ben altra tipologia di dolci, hanno dovuto imparare a farlo a regola d’arte!

Binomio Digital – Tradizione: come si fa a far convivere l’innovazione con un’impresa “autentica e genuina” come la vostra?

Il digital, nel nostro caso, è il mercato. Cesarine non è un progetto di food, e noi non siamo concorrenziali ai ristoranti perchè il nostro focus è il travel business. Quindi di digitale abbiamo le prenotazioni, e come tradizione abbiamo la cesarina che si deve occupare di ospitare e cucinare. Come far convivere questi due mondi? Curando un po’ di aspetti: in primis, tutto ciò che riguarda la UX del sito, la facilità di prenotazione e i titoli accattivanti. Così come il mondo SEO, la reputation intorno al nostro sito web, e tutta la parte di connessione con i nostri partner.

Barbara - Cesarine Riomaggiore

Quanto sono social le “Cesarine”? Su quali piattaforme possiamo trovarvi?

Tantissimo! Oggi sono digital e fortissime su Instagram. Si possono trovare sia sulla pagina ufficiale delle Cesarine, che sui loro profili privati: c’è chi ha fatto Masterchef, o chi ha più di 100mila follower. C’è la mitica Nonna Natalina, che ha 3 milioni di seguaci su TikTok, o Gessica Runcio che ne ha uno. Insomma, stanno diventando delle vere e proprie creator, e a loro volta i creator vogliono diventare Cesarine! I social ci aiutano a fare molta brand awarness: Instagram su tutti, e Facebook che ci permette di tenere la community viva e in contatto tra loro. Diversamente, si può entrare in contatto con il nostro mondo tramite il nostro sito www.cesarine.com, o su Viator, GetYourGuide, Booking, etc.

Progetti futuri?

Sicuramente quello di diventare l’unica piattaforma di food experience. Al momento non c’è n’è una leader, coesistono tante piccole realtà. In Italia lo siamo già, ma desideriamo tantissimo arrivare in Europa, aggiungendo esperienze nuove e interessanti in paesi come Francia, Spagna, Portogallo e Grecia.

Martina Roncadi

Laureata in Scienze della Comunicazione, ha seguito diversi corsi di specializzazione alla Scuola Holden di Torino tra cui “Food – Design dell’esperienza gastronomica”, grazie al quale si è accesa la miccia per la scrittura nel panorama enogastronomico. Amante dei viaggi, della buona tavola e della musica indie, il suo segno zodiacale è Ariete. Si consiglia pertanto di non farla arrabbiare. Fanatica dello sport, è campionessa olimpica di junk food e di coccole al suo gatto, Giorgio.