Estetica
Sapori visivi
Una riflessione sulla food photography
Gabriele Greco | 02.11.2023 | 3 minuti
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Le parole, i volti, le scelte e le scommesse del settore più amato dagli italiani
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"L’immagine ci colpisce? Ci stimola delle sensazioni? Rispondere a queste domande potrebbe essere un buon esercizio per valutare la nostra attenzione all’immagine e la nostra capacità di riconoscere la qualità di uno scatto"
Foto di Gabriele Greco
L’estate scorsa, precisamente il 19 agosto, sono partito per una breve vacanza in Val d’Aosta con la mia famiglia. Ho pensato mille volte di prendere con me lo zaino con qualche obiettivo e una macchina fotografica, ma la pigrizia ha avuto il sopravvento, e mi sono fatto bastare il telefono. La casualità però ha voluto che proprio quel fatidico 19 agosto fosse la Giornata Mondiale della Fotografia, instillando in me lo spunto perfetto per una serie di riflessioni.
Ma andiamo per gradi. La sera stessa della nostra partenza, ci siamo fermati ad Antagnod, una località valdostana che ospita un ristorante carinissimo che desideravamo provare. Ho un ricordo vivo e nitido di quel pasto grazie al piatto leggero e tipicamente estivo che decisi di ordinare: la polenta concia. Utilizzerò quindi proprio questa polenta come pretesto narrativo per parlare di food photography e di comunicazione visiva, due temi che mi appassionano molto.
L’ultimo rapporto di Federalimentare - Censis inserisce il settore food al primo posto in Italia per valore di fatturato - 179 miliardi di euro nel 2022, oltre metà dei quali si tramutano in export, grazie a 60 mila imprese e mezzo milione di addetti. La crescita di questo comparto produttivo è indubbiamente legata alla nostra terra, alla varietà e qualità delle materie prime, ma anche alle tendenze socio-culturali degli ultimi anni grazie all’avvento dei talent sul cibo e alla diffusione esponenziale di blogger e influencer sui social network. Insomma, di cibo si parla molto e sempre più. Senza esplicitarlo, ci sentiamo tutti “mezzi chef” e un pò sommelier.
Ma qual è dunque il “filo rosso” che unisce il cibo all’immagine?
Secondo recenti studi di neuromarketing, oltre il 75% delle decisioni che prendiamo ogni giorno avvengono in prima battuta in modo inconscio, guidate cioè da emozioni e sensazioni: scegliamo un prodotto per il suo packaging, una barretta di cioccolato per via di un reel visto su Instagram, una confezione di biscotti per le foto “super cool” che fa un influencer mentre li mangia. In altre parole, sono le immagini, anzi le belle immagini, a condizionare le nostre scelte alimentari. Molto più di quanto pensiamo!
Sul tema ho trovato estremamente interessante il libro Neurobranding di Mariano Diotto, docente universitario e fondatore di Neuromarketing Italia.
Diotto afferma: “Lo stereotipo “il bello è buono” è radicato nella nostra mente. Nella corteccia orbito-frontale vi è una attività neurale sovrapposta in risposta alla bellezza e alla bontà”.
Sembra cioè che il nostro cervello associ istintivamente questi due concetti.
Foto di Gabriele Greco
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